IL RISVEGLIO
 

“ha cominciato a muovere pian pianino la gamba, il braccio, non c’è mai stato un momento in cui il dottore mi ha detto sua figlia è uscita dal coma.

 

I primi giorni ci avevano detto assolutamente di non stimolarla, perché la sua cura era quella di stare serena. Ci avevano detto di starle vicino, di farle sentire la nostra presenza, ma ci avevano detto di non chiamarla, di non stimolarla in alcun modo ”Allora possiamo stimolarla” e la dottoressa mi ha detto di chiamarla.

 

Poi ci hanno permesso di portare le cassette con la musica, le cassette con le voci dei suoi amici con me e con l’infermiera aveva cominciato a dare i primi segnali siamo arrivati che aveva gli occhi aperti”

 

“prima di entrare in rianimazione ci mettevano al corrente dell’andamento della notte, se c’era stato un miglioramento, se c’era stato un peggioramento poi potevamo vederlo.

 

Ci avevano detto di stimolarlo continuamente, di parlargli, di fargli capire che gli eravamo vicini, di rammentargli le cose che facevamo insieme come andare al mare, andare sul lago.

 

Ma per noi è stata molto dura. Io sono arrivata a un certo punto che a furia di parlare non avevo più neanche un filo di voce.”

 
La Rianimazione e l’Unità di Risveglio
 

Il lungo percorso dopo il trauma inizia con la degenza in Rianimazione (Fase Acuta), poi nell’Unità di Risveglio (Fase Post Acuta – Precoce e Tardiva) per proseguire, se ciò sarà possibile, con la riabilitazione (Fase Esiti) sino alle dimissioni e al reinserimento familiare, sociale e lavorativo.

 
       
  Nella fase post-acuta precoce i punti principali del trattamento riabilitativo sono:  
       
 

Recupero della coscienza e /o miglioramento.  
 

Prevenzione delle complicanze cutanee ed osteoarticolari.  
 

Miglioramento della funzionalità respiratoria.  
       
 
Recupero della coscienza e / o miglioramento
 

Il paziente giunto presso l’Unità di Risveglio viene sottoposto a semplici valutazioni volte a ricercare un canale comunicativo. Si valutano aspetti motori e sensitivi sensoriali (stimolazioni multisensoriali).

 
Miglioramento della funzionalità respiratoria
 

All’ingresso in Unità di Risveglio il paziente giunge in respiro spontaneo ciò significa che è in grado di respirare da solo senza ausilio di apparecchiature medicali (respiratore). Quasi sempre però l’utente è stato tracheostomizzato, cioè è portatore di una cannula tracheostomica che gli garantisce un adeguato passaggio di aria nella via respiratoria e la possibilità di rimuovere delle secrezioni tracheo – bronchiali. Primo compito corretta gestione della cannula tracheostomica necessari per iniziare lo svezzamento dalla cannula stessa.

 
Prevenzione delle complicanze cutanee e osteoarticolari
 

In questa fase il paziente è allettato. Si rende necessaria la sua collocazione su presidi medicali antidecubito (o curativi dove i decubiti sono presenti all’ingresso). Sono subito mobilizzati e adeguatamente posizionati a letto per la prevenzione delle complicanze cutanee e osteoarticolari e correzione di posture patologiche. A tal scopo possono essere confezionati tutori per i vari distretti del corpo.

 
     
 

Lo Stato Vegetativo* è una condizione in cui il paziente pur aprendo gli occhi, non è in grado di comunicare con l’ambiente. Questa condizione può durare un tempo più o meno breve, qualche giorno o settimane per evolvere verso il recupero della responsività e dello stato di coscienza.
In casi più gravi questo stato può persistere per mesi o anni immodificato.

 
     
 

*stato vegetativo: si intende una condizione di vigilanza apparente senza segni cognitivi, con possibile apertura degli occhi dopo stimolazione verbale, assenza di risposta motoria, mancanza di interazione con l’ambiente.

 
In questa fase , cosa può fare la famiglia?
 

La presenza dei familiari è determinante per sollecitare la persona e poter trovare una modalità di comunicazione con il proprio caro. Il personale medico deve fornire ai familiari ( più o meno prossimi) che ruotano attorno al paziente informazioni che possono essere utili per stabilire un contatto.

 
In generale risulta importante seguire alcune regole di comportamento
 
       
 

Il soggetto non deve essere stimolato né troppo né in modo spiacevole

 
 

Si deve comunicare al congiunto la propria presenza utilizzando un tono di voce pacato (quando è possibile avvicinarsi al paziente), pronunciando ogni parola in modo scandito per consentire la comprensione.

 
  E’ bene toccare la persona con delicatezza  
  Vanno evitati continui ed insistenti stimoli, per non creare assuefazioni ad essi  
  Televisione e cuffie di un walkman, devono essere limitati nella somministrazione  
 

Il bombardamento sensoriale va assolutamente evitato  
       
 

Una volta superata la fase di svezzamento, ci si trova ad affrontare le problematiche legate ai diversi tipi di intubazione o di posizionamento di una cannula tracheale, la cui rimozione non si basa solo sull’entità di secrezioni tracheobronchiali, ma anche sulla presenza o meno di disturbi della deglutizione.

 
COMPLICANZE DA IMMOBILIZZAZIONE
 

I traumi cranici sono da considerare quadri morbosi ad alto rischio per lo sviluppo di complicanze da immobilizzazione, con possibili alterazioni funzionali ed anatomiche che coinvolgono tutti i sistemi: sistema cardio-vascolare, respiratorio endocrino, muscolo-scheletrico, cutaneo ecc.
Il periodo più critico per il recupero della coscienza e la prevenzione delle complicanze riguarda i primi sei mesi dall’evento lesivo. Trascorso tale periodo le possibilità di recupero diventano sempre più improbabili.

 
DISTURBI DELLA DEGLUTIZIONE
 

Rappresentano, già in fase acuta una delle principali problematiche nell’approccio al Traumatizzato Cranico, sia per frequenza che per complessità. E’ quindi fondamentale una precisa valutazione clinica per evitare deficit che, pur essendo potenzialmente pericolosi, spesso rimangono misconosciuti.

 

La deglutizione è una funzione complessa. Nell’approccio al paziente traumatizzato cranico è dunque indispensabile verificare lo stato di vigilanza ed il grado di collaborazione, poiché queste condizionano sia il tipo di valutazione, sia le indicazioni di trattamento.

 

QUALI PROBLEMATICHE SI TROVANO A GESTIRE

I FAMILIARI AL MOMENTO DEL RISVEGLIO DAL COMA?

 

Il Trauma Cranico rappresenta un evento catastrofico che sconvolge improvvisamente la vita di coloro che lo subiscono e di coloro che ruotano attorno al soggetto che ne è vittima. Il risveglio dal coma inizialmente è visto dalla famiglia come una gioia e superamento di ostacoli insormontabili, in realtà si rivela l’inizio di una lunga serie di problematiche che non sempre hanno risoluzione positiva.

 

La persona che si risveglia dal coma può presentare disabilità:

 

Fisica: in relazione all’entità del danno, all’immobilità e alla durata del coma

 

Cognitiva: per es. labilità attentiva, disagio nell’orientarsi nel tempo e nello spazio, deficit relativi alla memoria.

 

Comportamentale e psicologica: quali ansia, depressione, impulsività, comportamenti infantili, agitazione motoria, irritabilità, eccessivo interesse sessuale.

 

Di fronte a tali situazioni si deve tenere sempre presente che non solo i problemi fisici, ma anche quelli psicologici e comportamentali hanno una specifica causa organica, cioè dipendono strettamente dal trauma subito e che quindi, negare l’evidenza non aiuterà a risolverli, anzi ne rallenterà il recupero.

 
Le testimonianze sono tratte da “Storie di cura”
a cura di G. Giarelli, Good, Del Vecchio Good, Martini, Ruozi
Franco Angeli editore

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ASSOCIAZIONE MARCHIGIANA TRAUMATIZZATI CRANICI “Andrea” ODV
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